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TRA MAGIA E TRADIZIONE

 

 

In passato molte comunità per difendersi dal malocchio, dalla fattura, dall'invidia, dalle malattie usavano formule e gesti propiziatori.

Le mamme di una volta, anche se i loro bambini "crepavano di salute", parlavano sempre di malanni o asserivano che i loro figli soffrivano di eccessiva vivacità.

Si guardavano bene dall'esprimere giudizi positivi inerenti alla salute dei piccoli, per paura di essere “affascinati”.

Per lo stesso motivo molte persone interponevano nelle conversazioni lagne, piagnistei, afflizioni, riguardanti la loro salute o gli affari di famiglia. Credevano così di creare una sorta di scudo protettivo.

Nelle culle o nelle vicinanze, si collocavano forbici, coltelli, ferri di cavallo, immagini sacre, falci e scuri.

Una volta si confezionava "l'abitino", un sacchettino rettangolare o a forma di cuore, fatto di stoffa. In esso venivano inserite figure di santi o madonne, un pizzico di zucchero, chicchi di grano, frammenti di corna, pallini di ferro, ossa di riccio.

 

Filtri D'amore

 

I filtri d’amore venivano usati per conquistare, "legare", definitivamente a se il cuore dell'amato/a ricalcitrante o che era stato "soffiato" da un rivale. Un intruglio costituito da bevande o dolci a cui si aggiungevano vari ingredienti: trifoglio, edera, capelli, peli e quasi sempre sangue. 

Il sangue simbolo della vita, veniva portato di nascosto in chiesa nel momento della consacrazione dell'ostia, per poi farlo assumere all'amato.

Durante il matrimonio per eludere l'invidia, il fascino, le forze ostili della natura, nella camera da letto, dietro la porta, tra le coperte e sotto il letto si collocavano forbici, falci, coltelli, cartucce, setacci, chiodi, scope, spilli. 

Il fascino si sarebbe perduto a contare i fili di saggina della scopa, in questo modo con l'arrivo dell'alba avrebbe desistito dall'operare il male.

Per lo stesso motivo si collocavano negli angoli ciocche di capelli.

Le forbici invece venivano sistemate aperte per essere pronte a tagliare la gola al malocchio.

Il setaccio con i suoi numerosi e stretti forellini impediva il passaggio alle entità maligne.

 

Lavori nei campi

 

Il clima del mediterraneo è capriccioso e imprevedibile, a lunghi periodi di siccità seguono violente tempeste che recano danni al duro e paziente lavoro di un anno.

Il contadino doveva lottare continuamente contro le avverse forze della natura, pilotate da demoni e da streghe che volteggiavano tra nembi, sopra una scopa.

Appena il cielo diveniva ricoperto da nuvole minacciose o squarciato da lampi, si pronunciavano scongiuri e si collocavano davanti alla porta attrezzi anti tempesta: due falci o due zappe a croce, un treppiedi infuocato con i sostegni rivolti al cielo.  

 

Scongiuri:

Palma biniditta juornu di festa 

fa sparisci troni  e tempesta.

Vatinni inta nu vuoscu scuro

nun fa danni a la campagna e ne a criaturi

 

Le Masciare 

 

Solitamente rappresentate come persone anziane, pallide, magre, vestite di nero e con lo sguardo maligno.

Vendute al Demonio in cambio dell'anima. Possedevano poteri straordinari in grado di far insorgere malattie, procurare dolori, distruggere il raccolto, causare il crollo di una casa, e addirittura causare la morte.

Ogni venerdì si radunavano nei boschi, recandosi all'appuntamento a dorso di un cane o di caprone. 

Durante la riunione coordinavano un piano d'azione e poi si dedicavano a danze e festini.

 Rientravano a casa prima dell'alba, al ritorno per lasciare il segno del loro passaggio, intrecciavano code e criniere di cavallo, velli di una pecora oppure rovi, tagliuzzavano parti del corredo o vestiti nuziali.

 

 

Oggi questi fenomeni fanno parte del passato, con l'istallazione dell'energia elettrica, con l'avvento dei mass-media, con la scomparsa dell'analfabetismo non si vedono più spettri e Masciare.

Il progresso della scienza e della tecnologia hanno spazzato via tante credenze e tradizioni e ci stanno privando della libertà di aspirare, per mezzo della magia, ad un mondo migliore fatto di sogni e magari di chimere. Oggi si rischia di non cantare più la ninna nanna al bambino che sta per addormentarsi.  

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