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MAGARE


Non smetto mai di scoprire i mille volti della Calabria e stupirmi dinanzi a così tanta potenza e bellezza. Scendo dal treno, nella stazione della mitologica Sibari, dove mi aspettano Antonella e Michela. Prendiamo la strada che porta a Civita. Il panorama è uno spettacolo mozzafiato ! Appena qualche curva e si scorge il paese con i suoi caratteristici comignoli. Le due amiche sono le fondatrici de "L'osservatorio Donne Pollino", associazione che ha l'obbiettivo di creare un focus permanente sulle pratiche e gli usi rurali dell'area ionica del Pollino, con particolare attenzione alle comunità matrilineari. È chiaro, che mi sto recando in un posto dove si respira un'altra aria; conosco la gente delle comunità Arbereshe, sono più coese di quelle calabre, questo lo so già da tempo, ma qui ho la possibilità di vedere qualcosa in più. Civita ha conservato i ritmi di un tempo. È una fotografia quasi immobile della ruralità, ma nello stesso tempo, mi sento di dare ragione alle parole di Antonella quando mi dice che la sua comunità è avanti, e in effetti, lì c'è il vero "progresso"; credo che faccia parte dell'evoluzione umana tornare a ritmi più naturali, trovare un giusto equilibrio tra il passato e il presente, il vecchio e il nuovo, il moderno e l'antico. Perché progredire significa proprio questo: prendere consapevolezza di dover vivere con pienezza la propria vita!

Parcheggiamo la macchina ai piedi del paese e iniziamo a montare per un vicolo che ci porterà al b&b "La Magara"; lungo il tragitto vengo avvolto da un odore familiare, che ho ben impresso nella memoria olfattiva: il classico profumo delle conserve di pomodoro messe a bollire nei calderoni. L'intensità dell'odore è tale da farmi pensare che l'intero paese si sia messo d'accordo per fare la salsa nello stesso momento. Entro nella stanza che mi è stata assegnata per la notte; una casa in pietra, ristrutturata e resa confortevole, pur mantenendo le caratteristiche strutturali dell'antichità. Apro il balcone e davanti a me si estende un panorama da godere con "mindfulness"; termine che viene spiegato bene nel libro "L'arte di camminare" lo scrittore Adam Ford. Guardo in basso e vedo rocce a strapiombo e calanchi che si estendono verso il visibile mare seguendo la dirittura delle bellissime gole del Raganello. Faccio un profondo respiro, trattengo per un po' l'aria nei polmoni, poi l'apnea mi costringe a rinnovare l'aria, inspirando anche tutto il genius loci circostante: lo spirito che veglia su questi luoghi. Mi siedo, medito, provo una sensazione nuova: qualcosa si muove dentro, le molecole del mio corpo si allineano e si armonizzano, sento muovere l'energia come un silenzioso canto.

La sera, durante la mia esibizione, tra il pubblico c'erano persone che provenivano da vari angoli del mondo. "Mondonauti" come li definirebbe la mia cara amica Darika Montico, viaggiatrice instancabile, che proprio ora sta compiendo il giro del mondo in bicicletta. Sui gradini antistanti "La Magara" sono seduti brasiliani, degli argentini, inglesi e persino una attempata ma bellissima signora di Haiti; sicuramente con un passato da hippy. Una figlia dei fiori cresciuta, diciamo! Questa gente era l'anello mancante per un posto sperduto come Civita; ora in questo paesino si può rallentare il ritmo imposto da una società che va sempre più di corsa, senza però rinunciare agli scambi culturali, all'arte e alla poesia. Che umanità pazzescamente variegata ! Mescolandosi innesca così un processo inevitabile di crescita collettiva. Lo spirito si eleva ad un livello tale di umanizzazione da riconoscere nell'altro il "fratello". Sentimento ormai perduto nelle spire dell'errato mito di Caino e Abele, che ci condiziona mettendoci l'uno contro l'altro. Qui, invece, tutto trasuda fratellanza e comunità, forti del pensiero che tutti viviamo sotto un unico cielo. L'amore può costruire dei solidi ponti, sui quali far transitare: rispetto, fiducia, condivisione.

Nell'aria c'è profumo di autunno che bussa alle porte, le vigne sono mature per essere munte e ricavarci quel buon nettare "Di-vino". Proprio come quel vino che stavamo sorseggiando, prodotto da una signora, mi raccontano, che continua a farlo da sola anche dopo morte del proprio marito; alla sua memoria continua il rito di raccolta, pigiatura, fermentazione, travaso e imbottigliamento. Inutile chiedere se utilizza prodotti chimici o di sintesi per produrre il vino, e guai a chiedere se è un vino bio, parola mai entrata nel so lessico poiché lo fa naturalmente biologico, anzi sarebbe ancora più corretto dire in modo naturale.

La mattina successiva, mi sveglio un attimo prima del canto del gallo. Lo stesso che infastidiva una signora americana che ha soggiornato lì -mi racconta ironicamente Antonella- per sottolineare che ormai ci stiamo "snaturando", non riconosciamo più madre terra, non seguiamo più i cicli naturali. Non mi sorprende il fatto che dopo qualche giorno dice di averla vista tornare ad una serenità più umana. Seduti nell'ospitale cucina de " La magara", durante la colazione, Antonella mi dice poi che qualche anno fa decise di lasciare la vita mondana dei Navigli a Milano, per tornare nella sua terra, ad una vita più sobria, fatta di piccole cose, di relazioni; come quelle che ha instaurato con le anziane del paese, coinvolte sistematicamente nei sui eventi. Sul tavolo della colazione trovo dei piccoli fichi neri, caratteristici di questi luoghi, quelli buoni per farci "u meli i ficu": la melassa di fico che si prepara bollendo e setacciando più volte il frutto per arrivare ad ottenere una sostanza mielosa utilizzata per dolcificare i tradizionali dolci. Il nostro dolcificante, genuino, non raffinato e soprattutto non cancerogeno, a dispetto di quello consumato comunemente ovunque; altro che lo zucchero è vita come recitava una famosa pubblicità di qualche tempo fa !

La magara significa strega: donna che la tradizione vuole con poteri straordinari, conoscitrice di pratiche dimenticate. Ora sono tornate, solo che queste nuove streghe, dalle loro alchimie stillano: socialità, contatti umani e fraterni che ormai la nostra modernità sta dimenticando, l'amore per la terra e la voglia di riscatto. Ebbene se volete vedere il futuro dovete venire qui a Civita, qui dove le streghe hanno una sfera magica e il futuro non solo lo vedono ma lo "attuano".

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